“Young Italian Artists” a Prato | La mostra di Federica Gonnelli – Articolo di Francesca Biagini

 

Un progetto di avvicinamento all’Arte Contemporanea attraverso mostre e incontri con 4 giovani artisti emergenti italiani, che racconteranno il loro modo e la loro idea di “fare arte”. La prima esposizione in corso è quella di Federica Gonnelli.

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I giovani artisti provenienti  da aree diverse del territorio italiano che partecipano al progetto YIA 2016- Young Italian Artists dialogano con il pubblico tramite il proprio medium espressivo, narrando il processo creativo che ne è all’origine. Oltre a questi percorsi vi saranno visite guidate con la curatrice delle mostre,Stefania Rinaldi, laboratori didattici con gli artisti e merende-conversazioni che affronteranno diversi temi, opere e linguaggi dell’Arte Contemporanea. Il progetto, promosso da Fonderia Cultart, si svilupperà fino a Maggio 2016 negli spazio dell’ Ex Chiesino di San Giovanni a Prato.

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I 4 percorsi espositivi si snodano in modo piuttosto variegato, andando dalle trasparenze su velo di organza di Federica Gonnelli, alle immagini fotografiche contemporaneamente ironiche e reali di Francesca Catastini, all’interazione del disegno con “altre tipologie di relazione” di  Ettore Pinelli,  e infine Giuseppe Renda che unisce codici tradizionali, quali la pittura,  con modelli espressivi contemporanei tramite una serie di lavori work in progress.

Il primo appuntamento del progetto è con la mostra Resalio dell’artista Federica Gonnelli ( Firenze, 1981). Il velo di organza e’ un mezzo significante e significativo per l’artista, liminale nella sua stessa ontologia, che può mostrare nascondendo e richiedendo perciò uno sforzo immaginativo all’osservatore. Il termine Resalio deriva dal latino ed indica l’azione di risalire su una barca capovolta dalle onde del mare, ed ha portato alla nascita del concetto di resilienza,  cioè la capacità di essere in quanto resistere.

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La mostra di Federica Gonnelli fa della memoria il punto cardine di questa resistenza sia fisica, sia psicologica e politica, nel suo senso più generico. Partendo dalle origini familiari, ci narra storie che si stratificano su più piani, come i suoi veli di organza, da quella della città di Prato – che da fiorente polo industriale ha subito una perdita di identità collettiva – a quella del padre nella serie di opere intitolateResistenza, con le immagini che ritraggono le finestre dell’ ex lanificio Cocchi, dove l’uomo ha lavorato per vent’anni. Esso si presenta come un luogo ormai abbandonato al cui interno rimangono solo i ricordi di chi vi ha vissuto, con unica presenza – quella dell’artista – che guida lo sguardo insieme alle profondità e i diversi punti di vista dati dagli strati dei veli.

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Destabilizzando il punto focale, l’autrice crea uno squilibrio che si ritrova anche nella video installazione(P)e(r)sistenza  dove la parola stessa “persistenza” si fa forma in una continua ripetizione mantrica, al fine di esorcizzare la paura e riequilibrare la coscienza, così come il corpo della protagonista del video che resiste a forze esterne circondata da una natura rigogliosa e allo stesso tempo indice di una possible minaccia. Le opere dal titolo Rimpianti  ritraggono volti femminili insieme a rievocazioni di rami tramite un filo bianco che assume il significato di riconsegnare uno spazio fisico a queste radici.

Francesca Biagini

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