Simone Ridi

Socio e Fotografo per CUT | Circuito Urbano Temporaneo

“Tutto è in movimento. Niente è fermo, l’incalzare stesso del tempo ci costringe a muoverci, mutare…..Uso la fotografia per lasciare un messaggio, per fermare l’attimo, estrapolare dall’ambiente reale una frazione di tempo, una frazione di spazio, così da rendere la visione della circostanza, oggetto bidimensionale con una durata costante nel tempo….Qualcosa che è successo, ma che non smette di esistere, che non passa…..Isolare la scena…..Un’attrazione, quella per la fotografia, che mi segue fin da piccolo, inverosimilmente legata alla passione per la lettura, che poi cresce e matura fino a evolversi in uno stile, una ricerca, continua sperimentazione…..I libri come le foto hanno, nel mio immaginario, la stessa identica funzione, aprono le porte di mondi che sono stati inventati (o vissuti) da altri e che, attraverso descrizioni e concetti nel primo caso, e rimandi visivi nel secondo, cercano di renderti parte del costrutto immaginato, utilizzando un filtro, un codice per tradurre in un linguaggio fruibile allo spettatore…..Un approccio “curioso e affascinato” che spazia tra un fermo immagine e una ricerca astratta del significato, del concetto…..Nei miei scatti si vedono corpi, soggetti in attimi privati o in azioni apparentemente incomprensibili, in situazioni paradossali; sotto una luce che rende manifesti i difetti della carne. Immagini, oniriche, visionarie…..Sono dei tentativi di raffigurare il corpo trascendendo dalla sua usuale e rassicurante fisicità, in un’eterna sfida a ogni possibile soluzione percettiva. Spesso, all’interno della composizione, affiora protagonista la solitudine esistenziale dell’uomo, l’ansia comune per tutto ciò che non è consuetudine o non ha spiegazione apparente, e la paura nei confronti dell’incertezza delle proprie convinzioni…..Come in una visione offuscata, simile a un lontano ricordo, ogni volto è manifesto ma celato; indaga silenzioso lo spettatore, parole non dette che muoiono in gola, un messaggio contro l’incomunicabilità. L’inamovibile centralità del soggetto principale si contrappone al vuoto circostante…..Abituato a seguire esclusivamente i miei canoni, creo situazioni che spesso si riferiscono a un concetto di alienazione come esilio volontario dal mondo…..La necessità di lasciarsi affogare nelle tranquille acque della propria riflessione per riscoprire luoghi, mondi interiori che brulicano d’idee….Imparare a respirare…..L’apnea ci isola dal mondo esterno, ci piomba in maniera ermetica da voci, suoni e persone, riportandoci in una dimensione ovattata, quasi “uterina”. Immersi nel liquido dei propri pensieri, non trovando un ruolo adatto nella iperattiva e vuota di valori, società contemporanea. Per quanto tempo si può rimanere in apnea? Fino a quando si può trattenere il respiro senza soffocare?….Le mie foto raccontano una storia? non lo so…..Francamente preferisco che generino dei dubbi, delle domande.” Simone Ridi