11ALCUBO | ROVEZZANO-LUMEN | GLI INTERVENTI

Ecco il racconto dalle voci delle ragazze e dei ragazzi che hanno partecipato alla tappa di Firenze di 11x11x11 LABORATORIO URBANO presso LUMEN. Abbiamo deciso in questo articolo di mettere tutti gli interventi a confronto, creando un ideale percorso di visita dei luoghi del quartiere Rovezzano e dello spazio in rigenerazione Lumen, che rappresenta per noi una moltiplicazione di possibilità. Urbano e Natura si incontrano attraversando un sottopasso. Varcando un cancello, una “porta sul retro” inizia il nostro racconto…

PORTA SUL RETRO | AGNESE PACINICO

Questo è l’ingresso secondario di Lumen. Da qui si entra se si ha la sfrontatezza di chiedere permesso anche a persone che parlano una lingua diversa dalla nostra.

Il nono degli 11 obiettivi per la gioventù stilati dall’Unione Europea recita così: “Rafforzare la partecipazione democratica e l’autonomia e fornire spazi dedicati ai giovani in tutti i settori della società.”

Da qui, si accede ad uno spazio di partecipazione per tutti. Lumen è un luogo in cui si respirano le contraddizioni del quartiere circostante. Rappresenta un ponte tra l’agiatezza delle ville di Settignano e la precarietà delle Case Minime di Nave a Rovezzano. Accoglie le storie di una periferia nata controvoglia, dove hanno trovato ospitalità tante famiglie che un tempo abitavano nel centro storico di una Firenze meno ostile alle disparità. Qui dove la città fatica a fare città, nasce un posto in cui ci si può organizzare per stare insieme, al ritmo lento delle esigenze personali.

Le frasi riportate in questi cartelloni sono state estratte dal film “La riappropriazione della città” del 1977 dell’artista Ugo La Pietra, che indaga le pratiche di riappropriazione e trasformazione dello spazio urbano. Ho pensato che queste tre semplici frasi dovessero rimanere in qualche modo in questo posto, poiché a Lumen si può imparare “come si fa a fare”, secondo una logica personale ma condivisa. Che Lumen continui ad essere casa per molti. Che a tutti venga data la possibilità di accedere allo spazio pubblico e prenderne parte consapevolmente.

DI LÀ C’È UN MONDO | MIRKO MICHELACCI

Il progetto consiste in un’illustrazione dell’area studiata, in quei metri quadri a cavallo tra il quartiere di Rovezzano e il quartiere di Coverciano a Firenze. La rappresentazione grafica inizia con la piazza delle “Minime” e termina al parco del Mensola. Il disegno mira a enfatizzare i punti di forza della zona, con particolare attenzione ai luoghi di aggregazione e le decorazioni (più o meno o spontanee) offerte dagli elementi naturali.

Il sesto principio degli undici Youth Goals Europei tratta il tema della ruralità e fa riferimento all’impegno per creare condizioni che consentano ai giovani di realizzare il loro potenziale nelle zone rurali. Con l’installazione del pannello nel sottopasso della stazione ho trattato una zona periferica cittadina come, secondo il mio punto di vista, dovrebbe essere trattata un’area rurale. Periferie e frazioni di campagna oggigiorno appaiono spoglie, povere di servizi e senza alcunché da offrire. In realtà ogni territorio ha una propria potenzialità; per riqualificarlo bisogna individuarla (o individuarle) e farla conoscere in primis a chi abita in quella zona, soprattutto ai più scettici, a coloro che non credono alla terra che li ha cresciuti o temporaneamente ospitati.

La potenzialità di cui parlo può essere di vario tipo: culturale, storica, geografica, paesaggistica. In questo caso ho individuato nell’area due punti di forza: un’ampia zona verde, colma di vegetazione di vario tipo e molteplici luoghi che offrono possibilità di aggregazione.

Nasce così questa mappa 3D del quartiere, con lettere e numeri che fanno riferimento all’una e all’altra potenzialità. Una seconda lettura dell’opera prevede inoltre la speranza di avvicinare l’interesse delle persone verso la natura, in quanto ho selezionato aree ove arbusti e piante decorano artisticamente lo spazio. Così facendo mi auguro che l’interesse verso aree naturali sia crescente nelle persone che esploreranno i punti selezionati, nella speranza che si rechino a viversi il verde anche fuori dalle mura cittadine, alimentando così l’affluenza di visite anche verso quelle zone rurali, sempre più prive di abitanti ma colme di vegetazione.

L’illustrazione è stata posizionata al passaggio pedonale della stazione di Rovezzano perchè il sottopassaggio è prevalentemente usato da ambe le parti per giungere ai binari, ma raramente viene utilizzato come passaggio per esplorare la parte opposta rispetto a quella da cui si proviene. Mi auguro quindi che questa mappa sia un invito all’attraversamento e alla scoperta del lato opposto. Da qui il titolo Di là c’è un mondo.

SEI DI ROVEZZANO SE… | VIOLA PIEROZZI

L’intervento prende spunto dal quarto obiettivo che tratta di Informazione e Dialogo Costruttivo, e consiste in un’operazione di “attacchinaggio” di alcune delle conversazioni selezionate dai gruppi Facebook del quartiere.

Attraverso quest’operazione, le chat – punto di riferimento degli abitanti dell’area, che si informano in diretta su quello che succede, si scambiano opinioni o semplicemente esprimono i propri pensieri – nate all’interno di una bacheca virtuale si riappropriano degli spazi fisici a cui si riferiscono.

COME FOSSI A CASA TUA | GIULIA SOLDI

Come fossi a casa tua è una proposta per il quartiere, una possibilità di impiego per uno spazio che momentaneamente è un vuoto.

L’angolo oggetto di questo intervento viene spesso utilizzato, volontariamente e non, come discarica di rifiuti e mobili, lo confermano i residenti e gli operatori ecologici che lavorano su questa area. Gli altri angoli che si formano in testata di palazzi come questo non presentano lo stesso problema, probabilmente per la presenza di rastrelliere per biciclette e del murales. Il quartiere in generale è consapevole dello spazio a sua disposizione e è solito appropriarsene con gesti semplici: il bisogno di spostare una panchina “sbarbarla” per avvicinarla all’altra, il prendersi cura di un ritaglio di verde da parte della signora Giovanna, il mettere due sedie in più alla fermata del bus perché la panchina che c’era evidentemente non bastava.


Forse anche per questo angolo è già stata trovata la sua destinazione più congeniale, TUTTAVIA mi piaceva provare a reimmaginarlo come spazio di aggregazione, scambio e riuso. Tutti gli oggetti di scena sono stati recuperati qui chiunque è benvenuto e a casa sua, allo stesso tempo ne è responsabile.

Un grazie speciale va a Gianni, Vera, Anna, Lumen, Arianna e Alex, Martina, Alessandro, Arianna, Luca e Gloria.

CABINA DI COLLOCAMENTO DEI DESIDERI SUL LAVORO | GIUSEPPE MONGIELLO

All’ora di pranzo, durante la prima pratica di esplorazione urbana, un coro, proveniente da case minime augurava “tanti auguri” ad una giovane che, nel silenzio che seguì, soffiò i propri desideri.

L’occupazione della propria vita con un lavoro continua ad essere un desiderio da poter esprimere nelle occasioni di celebrazione.

L’inaugurazione della cabina di collocamento dei desideri sul lavoro permetterà ai/alle presenti di ricevere il primo kit, sviluppato per soffiare i propri desideri sul lavoro, ricreando l’atmosfera siderale delle stelle alle quali rivolgiamo le nostre aspettative.

RICETTE DALLE CASE MINIME | FABIANA DIOLLATEVI, ANNALISA SCHETTINI

Le ricette dalle casse minime è un progetto artistico nato dal Laboratorio 11 al cubo e sviluppato presso l’associazione culturale Lumen.

Il fine del progetto risponde all’undicesimo obiettivo dell’unione europea: “organizzazioni giovanili e programmi europei”. Il contenuto dell’obiettivo è quello di incentivare i giovani a partecipare attivamente ai programmi europei.

Abbiamo estrapolato l’azione della partecipazione come fine del progetto. L’etimologia della parola partecipare deriva dal latino e significa prendere parte, intervenire insieme con altri a qualche cosa. Pensiamo che la cucina sia uno strumento di espressione, conoscenza e narrazione attraverso cui poter riconoscere personalità, territori e culture. Essendo le case minime abitate da persone che hanno origini e culture variegate e ibridate nel tempo, abbiamo voluto testimoniare questa ricchezza.

Le ricette sono state raccolte attraverso il dialogo con le persone incontrate tra le case.

PLAYLIST CONDOMINIALE | FABIANA DIOLLATEVI, ANNALISA SCHETTINI

La playlist condominiale è un progetto artistico nato dal Laboratorio 11 al cubo e sviluppato presso l’associazione culturale Lumen.

Il fine del progetto risponde ad uno degli obiettivi dell’unione europea: “connettere l’unione europea con i giovani”.

Pensiamo che la musica sia uno strumento di connessione sociale consolidato, dai riti tribali ai dancefloor urbani permette alle persone di muoversi liberamente generando unità, riconoscimento e attivazione di ricordi. La playlist condominiale è nata attraverso la collaborazione dei condomini in tre giornate. Ogni interno è stato chiamato a prenderne parte scegliendo una canzone della propria vita. Essendo il condominio abitato da generazioni e etnie diverse , la playlist contiene canzoni di epoche recenti e passate e di generi musicali variegati. La playlist ha la durata di circa un’ora ed è stata diffusa alle ore 12.00 del giorno Sabato 1 Aprile 2023 all’interno del ballatoio, generando una piccola festa danzante tra gli abitanti e i partecipanti alla restituzione.

L’esperienza nel quartiere è narrata in un diario accessibile attraverso il seguente LINK per dare voce alle molteplicità di persone e luoghi che hanno contribuito alla realizzazione:

LINK AL DIARIO

Un ringraziamento speciale a tutti coloro che, a modo loro, hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto.

MATCH POINT | SIMONE CARIOTA

Questo intervento parte da una riflessione riguardante il decimo obiettivo dell’Europa per i giovani: Europa Verde Sostenibile. Il gioco viene usato come espediente per invitare la comunità a fruire di un grande spazio verde poco utilizzato: il bacino del Mensola. La grande area nasce per accogliere le acque del fiume nei periodi di piena, ma a causa della siccità raramente adempie al suo compito, rimanendo vuota e con scarso utilizzo.

L’intervento di tracciatura dei campi con il gesso bianco sul prato ridisegna lo spazio suggerendo l’uso, invitando a vivere quest’area in maniera non convenzionale: a giocare a calcio, a pallavolo, fare picnic… a sfruttare il parco del Mensola in quanto parco.

IL POZZO DEI DESIDERI | CHIARA ZAVATTARO

Il pozzo dei desideri è un elemento magico presente in diverse culture popolari. Si crede che lanciando un sassolino o una moneta nel pozzo, lo spirito d’acqua che vi abita ci ascolti e possa farlo avverare. Ma il pozzo è anche uno specchio profondo che invita a chiunque a chinarsi per scorgere la sua immagine riflessa nell’oscurità. E’ un canale di comunicazione con le forze sotterranee e la propria interiorità.

Ho sviluppato il mio intervento all’interno del Laboratorio in relazione all’obiettivo cinque sul Benessere e salute mentale” considerando dimensione del desiderio come chiave del benessere generale della persona.

Si tratta di un’installazione/azione sonora collocata nel Parco del Mensola, sul bordo della vasca del Guarlone. Ho sfruttato l’acustica del tunnel idraulico che passa sotto l’argine per trasmettere suoni, creando l’effetto di una voce che esce dalla terra, in corrispondenza di un tombino. La relazione con i visitatori è basata sull’ascolto, poiché chi parla si trova al di là dell’argine che chiude l’orizzonte e impedisce di vedere chi o cosa c’è al di là. In questo modo si instaura un dialogo altrimenti impossibile. Ho inserito nella narrazione due brani delle Città Invisibili di Italo Calvino per evocare mondi ‘altri’ che esistono su piani diversi di realtà, e che prendono la forma delle nostre emozioni. Racconto poi un mio sogno che parla di sotterranei, senso di schiacciamento ed impotenza, e infine del ritorno alla luce del sole. Chi vuole può esprimere un desiderio gettando un sassolino attraverso la grata.

L’intervento che ho realizzato nel Laboratorio si ispira questo gesto rituale e alla metafora del pozzo come strumento di consapevolezza di sé: è un modo per guardarsi dentro, dando ascolto a voci sommerse ed interrogarsi sul proprio futuro. E’ anche un canale di comunicazione con qualcuno o qualcosa di troppo lontano per essere incontrato altrimenti. Connettersi con il proprio desiderio e condividerlo con gli altri può essere il primo passo per immaginare una realtà diversa.

IL TELAIO | MICHELA ANNA PINTO

Nelle ultime settimane abbiamo vissuto e conosciuto il quartiere di Rovezzano e le diverse realtà che qui coesistono. L’obiettivo europeo per la gioventù che ho sviluppato è inerente all’apprendimento di qualità ovvero ampliare un ulteriore tipo di apprendimento rispetto a quello formale, cioè finalizzato al conseguimento di un diploma o una certificazione.

Quando ho iniziato a pensare all’intervento che avrei voluto realizzare, la prima domanda che mi sono posta è stata: cosa posso insegnare io agli altri che abbia un ‘valore umano’? Istintivamente mi sono risposta che è più quello che ho preso da questa esperienza che non quello che potrei restituire. Una delle cose che ho imparato è di non dare nulla per scontato, quindi perché non condividere ciò che ho imparato? E perché non dovrebbero farlo anche gli altri?

Per questo ho chiesto alle persone, senza limiti di età o provenienza, di condividere qualcosa che hanno imparato e che credono sia importante restituire agli altri. L’idea consiste nel creare una bacheca collettiva ispirata all’usanza giapponese dei Tanzaku, preghiere o desideri su fogli in carta colorata e appesi ai rami degli alberi di bambù in occasione della festività del Tanabata. L’intervento ha preso la forma di una ricerca sul campo le cui tracce rimangono sulle stoffe colorate pendenti dai rami di un albero. Ciò che fa assumere a questo lavoro la dimensione di collettività è che ognuno scrive qualcosa di proprio pugno, lasciando la traccia della sua calligrafia o del suo nome, evitando così di trasformarlo in uno studio antropologico o in un diario personale della sottoscritta.

“QUANDO SEI QUI CON ME…” | DAVIDE CAVAZZON

Viviamo di automatismi.

La terapia consente di recarsi in luoghi inesplorati. Lo fa nei meandri della mente; noi ci addentriamo nella selva e nelle rovine.

Quando si parla di salute mentale, siamo tutti in balia di noi stessi. È nostra responsabilità dedicarci amore e cura.

In questa stanza a cielo aperto, il concetto di isolamento spalanca le porte a una concezione di ‘luogo rifugio’, ponderato ed esperito: la scoperta, mai facile, del percorso personale.

Riappropriarsi della nostra identità individuale, proprio come la natura si riappropria dello spazio a disposizione, prepotente ma sempre intelligente.

Qui, il ritrovamento di un oggetto di per sé inutile, con minimi interventi diventa strumento e medium meditativo.

MA FACCIAMOCI UN PARCHEGGIO! | ARIANNA CAMELLATO

Ci troviamo davanti le dimensioni standard di un parcheggio per un’automobile; un rettangolo da 2,5×5,0m di lato, quanto una comoda camera singola di 12,5m2. Il sogno di molti aspiranti abitanti della città di Firenze. È notizia recente che, secondo il nuovo Piano Operativo Comunale, proprio su questo terreno sono previsti almeno 750 parcheggi, per una superficie di 35 078m2. Il futuro Parcheggio Hub Rovezzano.

Dall’estate 2021, al di là della piccola serra alle tue spalle, lo spazio di proprietà comunale in cui ti trovi, è stato dato in concessione ad uso gratuito in cambio di manutenzione ordinaria e straordinaria di stabile e verde di pertinenza all’APS ETS Icche ci vah ci vole. Da quel momento questo spazio, si è dato il nome di Lumen, Laboratorio Urbano Mensola.

Qui, molti soci dell’associazione e non solo, stanno cercando di immaginare cosa voglia dire prendersi cura di uno spazio del genere, della cultura di questo territorio, di legami sociali invisibili e sempre più fragili. Qui c’è anche un’oliveta secolare dove ora sono ospiti 30 arnie piene di api che si prendono cura della biodiversità del luogo, ci sono gli scheletri di varie serre pronti ad essere trasformati per nuove funzioni, c’è un frutteto, un grande pozzo, la piccola serra alle tue spalle.. tra qualche anno forse, sarà un parcheggio.

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